Quattro dread attaccati
vicino alla nuca, unghie nere su dita callose, giacchino militare sopra
dei pantaloni larghissimi da gitano. Si accese l’ennesimo drum marca pueblo,
guardò la mia sigaretta elettronica e disse “fa male quella”.E pensare che
prima di quella frase mi stava simpatico, mi limitai a dire “lo so, ma mi piace”
per educazione, ma sinceramente avrei risposto così “Male stai dicendo? Lo dici
con quei denti neri che sembrano fatti con la Kaaba? Sono due ore che sto
ascoltando le tue filosofie tibetane, i tuoi viaggi astrali e le perle di
saggezza del tuo maledetto Osho e di quel cazzone di Sai Baba, i miei bulbi
oculari non riescono a fare a meno di guardare la tua collanina bruttissima di
perline di legno con quel pennacchio arancione attaccato, il glicerolo che sto
sputando serve per coprire l’effluvio di olio di macchina che emani dalla
faringe, ho tentato di offrirti una gomma da masticare ma hai iniziato a dire
che preferisci foglie di menta pura e che hai iniziato una dieta a base di
tofu, cereali, ananas biologici e trifogli eppure questa è la quarta birra
doppio malto che ti spari…ti si stanno chiudendo gli occhi. Cosa ci fai con le palle
da giocoliere nella tascapane? Siamo in un locale e non in un circo, vorresti
metterti in bagno a dar spettacolo a coloro che pisciano nei vespasiani? Togliti quegli anelli di rame, hai l’anulare
e il pollice che sembra stiano per andare in cancrena per quanto verderame hanno
in superficie! Cosa ti serve uscire con l’incenso? Mi hai fatto odorare duemila
fragranze ma per me hanno lo stesso olezzo da chiesa e di sede anarchica. È l’una
di notte e ancora stai qua a darmi insegnamenti? Non dovevi svegliarti alle 6
per fare il tuo “saluto al sole” meditando e aspettando i primi raggi? Vieni a
dirmi che sto sbagliando a sostituire la sigaretta classica a quella
elettronica quando tu, prima di uscire di casa, ti sei fumato i muschi e le
liane? Ti voglio fare i più sinceri complimenti per il coraggio e l’esaurimento
nervoso che hai avuto per parlare con l’ametista, l’amazzonite e altre
pietruzze varie, giuro, la cristalloterapia non fa per me purtroppo. Basta
dirmi che la tua compagna ti ha lasciato perché hai cercato di inculcarle le
tue teorie poligame, aveva ragione, non sei mica un abitante degli Emirati! Ma
dove li trovi tutti questi vestiti fatti di canapa? Anche tu con questo Ohm (o
bambulè, non me ne frega del nome) tatuato nell’avambraccio con l’ago da
cucire? Non vorrei essere scortese, ma il tuo spirale di corno che hai nell’orecchio
va contro le tue teorie animaliste/vegane e contro la tua simpatica storiella
che narra di come sguazzavi bene nell’acqua con delle belle pinne rosse nella tua
vita precedente. Non insistere, non so a che ora sono nato, non me ne frega di
sapere quale è il mio ascendente nel mio segno zodiacale.Per piacere, togliti
quegli zoccoli in similpelle da pretoriano, siamo ad aprile e nel XXI secolo. Senti, basta, potrebbe andare a finire a cazzotti e la luna
calante potrebbe esserti contro, quindi vattene a casa, fatti la tua tisana di
cannella e zenzero, beviti il latte di soia, fai le valigie e tornatene in
India a baciare le mucche una volta per tutte, porca puttana!”
lunedì 21 aprile 2014
domenica 20 aprile 2014
NON FARE RUMORE CON LA CARTA
Fosse per me sarebbe sempre Pasqua, me ne starei ogni giorno
in una casa diversa, seduto a tavola, a guardare la consegna delle uova. La mia
scena preferita è quella in cui ci sta il bambino che scarta il suo uovo, entusiasta e desideroso di vedere cosa ci
troverà al suo interno, taglia il filo di nylon, spacca la cioccolata a suon di
cazzotti, preleva il contenitore di plastica, lo apre e… Il suo sorriso
sparisce, si accovaccia sul braccio della madre per trattenere le lacrime e il
padre, per evitare di spendere ulteriori 17 euro e per far si che non ci siano
pianti in quel giorno religioso, se ne esce con la frase più falsa coniata sul
globo terracqueo, “Che bello! Un puzzle!!”, mentre il fratello sta già giocando
con un pupazzo fighissimo che spara le ventose. Non ho mai trovato il
divertimento nei puzzle, soprattutto in quelli degli ovetti kinder e non ho
conosciuto nessun bambino che si divertiva con essi e nessun collezionista che
li abbia conservati. Erano troppo piccoli, non si potevano nemmeno appendere,
erano bruttissimi. Una valle verde con tutti i personaggi della nuova
collezione Kinder che se ne stanno fermi con pose da ebeti, quando li
assemblavo mi sentivo preso per il culo, nella friendzone dei pupazzetti Ferrero, lo montavo sapendo che da qualche altra parte
ci stava un bambino che stava giocando con quegli stronzi che per punizione ero
costretto a gustarmeli in 2D (Ti vedo come un amico, non vorrei rovinare il
tutto giocando insieme a te). Io devo capire se i produttori di uova di pasqua
sono consapevoli delle brutte sorprese che mettono al loro interno, devo capire
se i giocattoli li dividono con razzismo in due categorie, perché io non penso
che essi trovino il divertimento lanciando cerchietti di plastica per centrare
una sagoma dello stesso materiale con attaccato un adesivo di un coniglietto
con pieghe e bolle d’aria nel suo pancino. La pasqua è matematica, è un’equazione,
più l’uovo è grande, più la carta è
colorata e più il suo marchio è un cognome, più sarà la probabilità di trovare
una macchinina arancione con le ruote gialle e il pilota sfigurato dal
filamento di plastica che gli divide la faccia. Non capisco, viene una volta
all’anno questa festività, perché le aziende dolciarie devono far di tutto per
non vendere più il prossimo anno mettendo le calamite dentro le uova o i
peluches a forma di animali inesistenti da un colore innaturale fatti con la
moquette? E poi peggiorano il tutto usando la cioccolata fondente, che è
risaputo che ai bambini non piace, mi chiedo poi come alcuni riescono a
preferirla , o peggio, quella con le nocciole, Dio mio, peggio del parmigiano
nella pasta e dei suoi consumatori (Il parmigiano lo si mette solo quando la
pasta fa schifo e vuoi coprire il sapore. Fine), un impasto che puoi usare solo
per i torroni e questi dovrebbero essere aboliti perché sono difficili da tagliare
e si incollano ovunque, sembrano fatti di cemento e vinavil, penso che il
metodo giusto per spezzettarlo sia quello di scaldarlo come hashish con un
accendino BIC (“Butti su una canna?” “No, sto mangiando lo Sperlani”). Non
cambiamo discorso, voglio approfondire il tutto e voglio capire l’utilità che
aveva quella striscia di cotone di 15 centimetri color verde militare con due
anelli portachiavi attaccati alle estremità che ho trovato circa tre anni fa
nel mio unico uovo di pasqua (scusa zio, lo so che non era colpa tua), era
impacchettata a regola d’arte con il classico cartellino con su scritto “non
adatto per bambini sotto i tre anni”, come se quella fosse una pistola e come
se un povero bimbo riuscisse a farsi male con del cotone. Sconsiglio poi di
fare come il sottoscritto, che passava i pomeriggi in cucina a rubare di
nascosto la cioccolata e ad essere traditi dal rumore della cartaccia che
suggeriva a mia madre, che stava in un’altra stanza, di urlarmi “basta, ne hai
mangiata troppa, ti dovrò portare in ospedale prima o poi”. La mia non è una
protesta, la mia è una psicoterapia per farvi affiorare traumi e ricordi
dimenticati, ad esempio come il fatto che vi siete scordati dell’esistenza di
Luca DiRisio e anche il vostro ostinarvi a non capire che la maggior parte
degli ovuli di plastica contenenti la sorpresa si svitano e non ci sta bisogno
che li schiacciate come noci, voglio che voi iniziate a riprovare l’odio che
avevate nei confronti di vostro fratello, quando lo guardavate giocare con una
sopresa migliore della vostra, sapere che emozione provavate nel vedere il
classico uovo con il peluches fatto di moquette attaccato all’esterno, voglio sapere
chi è lo sfigato che festeggiava quando trovava un puzzle, vorrei qualcuno che mangi le noci al posto mio,
vorrei dire a mia nonna che ci sono rimasto molto male quando mi ha regalato l’uovo
della kinder delle winx e che non sarà di certo quel gesto a farmi tagliare la
barba, ma soprattutto voglio fare a voi
una terapia di esposizione dandovi un coltello in mano e facendovi trovare un
metodo per tagliare la colomba, che da quando è nata, nessuno ha mai capito
come cazzo si taglia. Buona Pasqua
martedì 15 aprile 2014
I SACCHETTI BIODEGRADABILI PUZZANO E SI BUCANO
Ancona, lì, 15 Aprile 2014, ore 9 del mattino, io sul
balcone, tazza di caffè, sole, colori e i miei occhi puntati sul netturbino, sul
suo cappello di paglia, la sua sigaretta in bocca e i cassoni nelle mani che in questo marasma di colori, questa
visione faceva sembrare ancor di più questo panorama un quadro di Renoir (Ehi!
Si tu! Mettiti in canottiera che fa più pendant!!). Alla fine del caffè avevo
accettato il fatto che Sampei venisse a ritirare l’organica sotto casa mia. La
libertà è un diritto, non facciamo battaglie per motivi futili, il netturbino
si veste da pescatore, il postino gira senza casco e io, mentre tutti lavorano,
me ne sto in pigiama a bere caffè e a farmi gli affari dei passanti. Ma poi i
cappelli di paglia a cosa servono? Non tengono caldo, non tengono fresco e per
come lo portava lui non lo riparava nemmeno dal sole! Per far colpo? Potevi farlo
su qualche ragazza stile liberty, ma non con la tuta arancione! Non con il camioncino della Legambiente e non
in questo periodo storico! In questo periodo dove Sampei non va più di moda,
dove quello che doveva essere il nostro re fa la pubblicità alle sigarette
elettroniche e ballava il sabato sera su Rai 1 e quello che era il nostro re, l’onorevole
Silvio Berlusconi, si ritrova a fare i servizi sociali in una casa di riposo!
Poi perché in un ospizio e non nel camioncino della Legambiente? Perché non con
l’idropulitrice per le strade cittadine? Perché non con il cappello di paglia e
la sigaretta in bocca? Non per far politica, in questo periodo non ci sta bisogno
di questa e mi ritengo apolitico e apartitico, dico solo che sarebbe una gran
figata affacciarsi alla finestra e urlare “Silvio!! Mi sono finiti i sacchetti
dell’umido! Me ne lasci una decina?”. Cavolo! Pensate, arriva un tedesco in
vacanza a Milano (poi chissà cosa ci trova nella città di Milano) e la prima
immagine che vede è un camioncino della spazzatura che si ferma, l’ex premier
che scende e con i guanti di lattice, la tuta arancione e il cappello di paglia,
afferra il cassone dell’organico, lo svuota, si gira verso il turista, gli
regala un sorriso, un occhiolino e se ne va, cosa dovrebbe pensare di lui, di
noi e della nostra nazione? Era il cattivone del paese, ha lottato per se
stesso e per lo stato italiano e magari ora potrebbe prendersela se butti la plastica
della Kinder Fiesta nel cassone della carta (che poi devo capire perché ancora
vi ostinate a gettarla lì. Dio santo, è plastica! Si vede!) e fare l’ennesima
cazzata rubando il lavoro a un povero netturbino (hai i soldi e la fama, sta a
casa, cos’è questo capriccio? Perché ora vuoi fare il netturbino?). Non è per
questa vita, Berlusconi non toccherà mai le mie buste biodegradabili, non lo
vedrò mai in un quadro di Renoir, mi resterà solo guardare il panorama solare,
sorseggiare caffè, pensare che in quel momento Silvio starà avvitando una moka
per dar da bere a qualche vecchietta e tutto questo mentre Sampei mi guarderà e
mi urlerà “Ma che cazzo guardi?”. Dalla politica alle moka per le vecchie.
Bella carriera, cowboy!
giovedì 10 aprile 2014
DEGLI ANNI NOVANTA VI RICORDATE SOLO DEI FISCHIETTI FATTI DI CARAMELLA ALLA FRAGOLA, QUINDI NON ROMPETE I COGLIONI
La retrocessione è una gran brutta bestia, carichi i piatti
che ti mangi su instagram, hai lottato per avere la playstation 1 e ti permetti
di dire “i bambini di adesso si sono rincoglioniti davanti al cellulare". Le
feste di compleanno sono una gran brutta bestia, andavi lì con i tuoi genitori,
ti ingozzavi di patatine (quelle bianche schifose) e di fette di torta (la
classica torta a forma di campo da calcio) e al momento della consegna del
regalo rubavi l’action man che dovevi donare, ti rintanavi in un angolo,
diventavi tutto rosso, piangevi e urlavi. Gli amici delle elementari sono una
gran brutta bestia, grembiule con lacrime di piscio, kinder brios spappolato
nella tasca, facevano la spia alla maestra se ti azzardavi a dire “culo”, non
ti prestavano le penne, li invitavi a casa per farti rubare i giocattoli e ora manco
ti salutano più. Le papermate cancellabili sono una gran brutta bestia, erano oscene, con un design da supposta dell’Angelini e non si sa ancora quanti cazzo
di agenti cancerogeni ci stanno dentro per far si che l’inchiostro si cancelli.
La playstation è una gran brutta bestia, si evolve, si evolvono i suoi
videogiochi ma chi ne fa uso non si evolve. Rimane lì.L’andare fuori tema è una
brutta bestia, quello che sto per fare adesso, leggi con curiosità e ti rendi
conto solo alla fine che quello che ci stava scritto non c’entrava un cazzo con
il titolo.I consumatori di marijuana sono una gran brutta bestia, si fanno i dread,
mettono vestiti nepalesi e nonostante questo non capiscono come hanno fatto i
poliziotti a incastrarli, continuano a portare avanti la loro lotta dicendo che
tabacco e alcool fanno più male della ganja ma non si rendono conto che fanno
un uso inappropriato anche di queste. Il caffè amaro è una gran brutta
bestia, fanno tanto i cultori dicendo che un caffè buono lo riconosci solo se
lo bevi senza zucchero, ma se non lo dolcifichi è solo una pozza amara
in fin dei conti. La mia infanzia è una gran brutta bestia, mio zio pensava che
un giorno sarei diventato papa, mio padre che sarei diventato prete, i miei
amici che sarei diventato frocio, non mi prendevano sul serio, talmente tanto che quando sono tornato a casa con un succhiotto, i miei genitori hanno
spalancato gli occhi e hanno esclamato “TI HANNO MENATO??”. I succhiotti sono una gran brutta bestia, non
so il perché ma tutti la pensano così. Gli oggetti vintage sono una gran brutta
bestia, sono arrugginiti, hanno tutti lo stesso odore, non faranno mai di te un
artista e l’unica cosa positiva che hanno è che si rompono subito e puoi
sbarazzartene al più presto. Gli amanti degli anni novanta sono una gran brutta
bestia, il loro desiderio è quello di cambiare il calendario gregoriano, di
pagare con le lire e poi non sanno cos’altro perché fondamentalmente si
ricordano solo dei fischietti di caramella alla fragola e delle recite all’asilo,
perché gli anni 90 sono stati tanto inutili come il vostro costume da albero
che avete indossato durante la recita di Natale. Voi siete una gran brutta
bestia, perché durante la recita eravate talmente tanto sfigati che non siete
riusciti ad avere la parte di Giuseppe e guardavate la vostra mamma in lacrime
mentre eravate pieni di foglie e i Re Magi vi passavano davanti e voi ancora vi ostinate a voler ritornare a
quando avevate 6 anni per far strisciate di brodo sui muri, di pennarello sui fogli
e di merda nelle mutande, perché siete sempre più convinti che quella era l’età d’oro e che il gameboy
color era una figata. Moriremo tutti
martedì 8 aprile 2014
APRILE DOLCE MORIRE (NESSUNO SI è MAI MENATO ALLE 9 DI MATTINA)
Ore 9 di mattina: caldo, ritardo e sigaretta elettronica inglobata tra le fauci,
il ritratto perfetto per descrivere me medesimo, di corsa fra le discese di
Urbino mentre facevo slalom tra vari passanti che al contrario mio erano troppo
calmi, morti e senza voglia di alzare un dito. Qualcuno si è mai menato alle 9
di mattina? Escludendo le guerre, penso che nessuno si sia mai alzato dal letto
per gonfiare di bastonate un povero cristiano come lui. e poi perché picchiarsi,
perché ingioiellarsi di lividi in un periodo in cui esistono gli avvocati e ne
puoi usufruire e approfittare, vi immaginate? Un vostro amico caro vi saluta
dicendovi scherzosamente “Ehi!! Come stai? Brutto testa di cazzo?” e tu gli fai
arrivare una querela a casa una settimana dopo. Non mi sono mai menato in vita
mia, però l’ho sempre desiderato, ci stavo male, non mi sentivo veramente uomo.
Una volta mi incamminai di notte verso casa con la speranza di prendermi una
coltellata (mi giravano le palle e volevo attirare drammaticamente l’attenzione),
una macchina si fermò al semaforo e quattro tipi ubriachi iniziarono a inveire
contro di me e contro la mia sigaretta elettronica…Non ebbi il coraggio, tornai
a casa più distrutto di prima, volevo una coltellata? L’avevo presa, non sulla
milza ma sull’orgoglio. Mi sono fatto sempre film mentali sulla mia prima
volta, le femmine li fanno sul loro futuro primo rapporto sessuale, io me li
facevo appunto sul mio battesimo di fuoco che non è mai arrivato. No, nella mia
testa non ci stava posto per visioni di incontri valorosi alla rocky balboa o
da ussaro incazzato, ero abbastanza realista, sapevo benissimo che, se mai si
fosse presentata l’occasione, sarebbe stata un fiasco, quindi solevo
immaginarmi ranicchiato al suolo mentre tre o quattro persone si sfogavano
dando calci sulle mie costole con sotto la canzone “99 luftballons”. Che
visione celestiale, quasi che mi sono pentito di non essere nato negli anni 80
e di non essere stato vittima di atti di bullismo in discoteca. Ma basta
sviaggiare su cose che fortunatamente non accadranno mai, nessuno ha mai
dimostrato la propria gloria alle 9 di mattina in una discoteca anni 80 durante
la seconda guerra mondiale e nessuna ragazzina ha mai immaginato di andare a
letto con l’ultimo sfigato di turno picchiato con sotto “99 luftballons” e quei
quattro in macchina di certo non volevano darmi una coltellata come non
volevano perdere la propria verginità (se ne erano ancora schiavi) con me o
quella anale con la mia sigaretta elettronica, spero soltanto di non dovermi
ritrovare in una situazione del genere, non mi piace far sesso in discoteca con
dei nazisti che ballano musiche anni 80.
Buona giornata fratelli miei.
P.S. se vi va provate ad immaginare di essere picchiati con
sotto “99 luftballons” https://www.youtube.com/watch?v=jQYQTFudrqc&feature=kp
lunedì 7 aprile 2014
ADDIO FRANK
La mia prima crisi mistica
la ebbi a 16 anni, quando lessi su facebook “ Io sorrido ma nessuno sa come sto
veramente”, Frank stava morendo. Non lo conoscevo ma Cristo, non poteva cadere
nel vuoto così, non lui, non Frank. Uscii di casa per digerire il disagio che
stavo provando, salii nell’autobus che mi portò nel quartiere cosmopolita della
città, scarpe di cuoio da cane bastonato e fiammiferi in mano. Che schifo le
Winston rosse. Ciuffo in bella vista e gilet con sotto una maglietta con una
Kefiah stampata, non io, no! Lui, Frank! Nelle sue foto appariva così, ubriaco
in discoteca pieno di amici e di ragazze molto appariscenti, mentre io ero l’ultimo
della catena alimentare che non scriveva sui social network, giravo con un
taccuino in cui segnavo tutte le bestemmie che pensavo con sopra riportata la
data dell’ennesima giornata dedicata alla blasfemia. Forse aveva perso alla Snai,
perché la prendevo così a cuore? Sinceramente non lo so, forse perché era caldo
e io non andavo al mare mentre lui (in altre foto, si intende, mai visto dal
vivo) appariva come un Efebo nella sabbia, guardava il vuoto mentre tirava quei
muscoli rugosi da pollo rinsecchito che uscivano con fatica da quel corpo magro
e evidentemente, da quanto ho letto, forse nascondeva le lacrime sotto ai suoi
occhiali viola a goccia. Passava il tempo, insieme all’ennesima signora in
carne con la borsa sulla spalla che bilanciava il suo peso muovendo il braccio
a parabola, ero alla terza Winston, proporzionale al mio conato di vomito e
giramento di testa, avevo le vertigini… Un attimo dopo, io appollaiato davanti
al negozio di film, sudore freddo che stagnava nella fronte, fissavo la luna
che si muoveva “No Frank, proprio tu, lo stronzo modaiolo del cazzo, non puoi
scrivere queste cose! Cosa ci guadagnerai dopo? Come ti tratteranno i tuoi
amici? Ti consoleranno abbastanza?” pensavo. In quel periodo mi piaceva
puzzare, non esisteva il deodorante 48h e lo usavo saltuariamente, al contrario
di Frank che aveva tutto, un buon
profumo, l’afro nell’mp3 e una moto da corsa con attorno 7 vergini, erano
andate da lui ancor prima della sua morte. Forse stava morendo, forse era
giunta la sua ora, si sarebbe suicidato, me lo sentivo, santo cielo, stavo
morendo io. Il buio. Winston finita. Svenuto. Mi risvegliai dietro un angolo,
senza scarpe di pelle, portafoglio e pacchetto di sigarette, ero ancora di più
un San Francesco senza quel block notes intriso di insulti al creatore e con i
calzini ripieni di piscio, avevo perso tutto, ma volevo ancora bene a Frank e
al suo crestino e alle sue Air Max, almeno lui aveva due suole. Più nulla da
fumare, da solo in vie sperdue. Bestemmie non più in tasca, solo nella testa,
mi pervadeva un odio, non so con chi, ma se questo era il sacrificio per il
povero Frank, allora ero felice di essermi sacrificato. Come Cristo morì per
noi, io ero morto per far rindossare le canottiere rosa a quel figliol prodigo
e mi pentii di ascoltare heavy metal e punk hardcore continuamente. Corri
Frank, corri e non ti fermare, mannaggia a te e al tuo cazzo di diploma di
terza media
domenica 6 aprile 2014
SIGNORINA MI SCUSI, I PELATI?
“Ciao ragazzi, posso lasciarvi un volantino?”si presentò il
tredicesimo apostolo pelato. Moglie, prole e il suo fedelissimo seguace. Un
giocoliere evangelico, masticatore di parabole, un giorno anche lui scriverà il
suo passo nella bibbia. Ma tutti i volantinanti sono pelati? L’alopecia è una
causa o una conseguenza? Dagli orfani ai siero positivi, tutti calvi o rasati,
uniti e disintossicati. “Hai qualcosa contro gli ex detenuti?”, un giorno eri
un affiliato della sacra corona unita che cercava di segare con il pettine le
sbarre di Regina Coeli, ora invece ti
ritrovi a vendere cartoline con orsacchiotti, cuoricini e bimbi…. Brutta la
vita eh? Quasi che era meglio sciogliere gli indebitati nell’acido, non oso
pensare cosa ti hanno fatto in carcere se ora hai la passione per gli
animaletti glitterati che saltellano su dei fogli formato A6. Non farai mai il
lavoro che ti piace, va contro le leggi dell’umanità, persino quelli che hanno
frequentato per dieci anni l’università (con la tascapane a tracolla) sono
diventati dei mostri repressi, famosi per aver perduto tempo, soldi e
centimetri quadri di peluria (Dottore, permetta una domanda, cosa l’ha spinta a
diventare un urologo?). Ma no, non sono contro gli universitari, anche io sono
uno di quelli e anche io diventerò calvo, sono il primo a dare contro a coloro
che gridano “universitari figli di papà, la classe operaia regna” rispondendo “e
allora fatti curare la broncopolmonite dal carpentiere!”, credo soltanto che
ognuno di noi non avrà una speranza e si ritroverà in strada a convincere il
prossimo a rinunciare a una pizza o a un caffè per fare un’offerta al fine di
aiutare l’altro mendicante che come te è un morto di fame e che prima o poi
avremo il nostro posto in paradiso, nella casta dei capelli di cuoio, riservata
solo a religiosi (preti, monaci tibetani e skinhead), indebitati dal gioco,
carcerati, eroinomani, disoccupati e suonatori di musica SKA e ognuno curerà il
proprio pizzetto da carabiniere con malessere e ostinazione.” Per piacere, non
mi dare il tuo volantino, Cristo non ha fatto ricrescere i capelli nemmeno a
Paolo Brosio e a Giovanni Lindo Ferretti. Il Signore sia con te”
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